Il progetto ha previsto l’inserimento di nuovi pontili terminali, realizzati in acciaio e legno lamellare ed il riordino del bacino portuale, ricavato in età borbonica dall’apertura del lago costiero. La PTI SpA ha inoltre seguito l’esecuzione dei lavori ed una volta realizzate effettuato la verifica delle effettive condizioni d’uso per le nuove strutture.
Castello Aragonese
L’intervento rappresenta un caso particolare del vero e proprio restauro monumentale, poichè esso si pone, per le sue dimensioni e per la sua rilevanza, a scala urbana più che edilizia.
Com’è noto, la formazione dell’Isclae civitas sul piccolo isolotto trachitico fronteggiante la baia di S.Anna, già sede di più antichi sporadici insediamenti, si sviluppa a partire dal XIII-XIV secolo in connessione alla politica economica e militare degli Angiò e alla terribile eruzione del Faiano del 1301. Rispetto ad entrambe le circostante, le condizioni dell’isolotto hanno rivelato favorevoli prerogative, offrendo un sito naturalmente munito e sicuro e sufficientemente prossimo al territorio dell’Insula maior. Le successive opere realizzate dagli Aragonesi e la costruzione del ponte in muratura potenziano a tal punto le vocazioni del luogo che in esso, attorno ai due fulcri rappresentati dal Castello e dalla Cattedrale e palazzo episcopale, si incrementerà fino al XVI secolo, la crescita di una vera e propria città, con residenze nobiliari, campi coltivati, percorsi all’interno di un tessuto edificato, la cui densità può essere rapportata al numero delle chiese esistenti.
Il progetto di restauro non ha potuto non guardare a tale insieme eccezionale come ad un monumento unitario, intervenendo con strumenti specifici nelle sue varie parti, ma non trascurando il valore di sistema che il tutto deve conservare.
Parco della Villa “La Colombaia”
Il progetto è fondato sul massimo rispetto e valorizzazione delle peculiarità naturalistico-ambientali del sito, evitando di alterare la definizione degli spazi liberi a verde con ulteriori costruzioni.
In quest’ottica si è provveduto ad attrezzare alcune aree verdi da destinare a manifestazioni all’aperto. Ulteriori aree funzionali sono ricavate negli spazi liberi, più a monte sfruttando i dislivelli presenti nell’orografia originaria dei luoghi , sono sistemate gradonate a verde, in modo da configurare una sorta di teatro all’aperto.
L’area Parco, di superficie complessiva mq 11212 è costituita da una porzione occupata dai fabbricati connesse aree di pertinenza di circa m 1200, per cui la superficie boschiva risulta di mq 10.000 circa.
Il Bosco è rappresentato da un lecceto ad alto fusto che si presenta molto fitto. Le essenze di leccio (uercus ilex) presentano in massima parte un diametro medio variabile da 8 a 22 cm.
Il rinnovo del bosco avviene per disseminazione naturale, come testimonia la presenza ovunque di giovani piantine. Si nota anche un folto sottobosco rappresentato da cespugli ed arbusti spontanei, che da anni no vengono eliminati.
Nel lecceto, si trovano altre essenze forestali, sporadiche ed in ordine sparso, come pini ed eucalipti, posti per lo più in prossimità dei fabbricati.
Nei pressi della Villa La Colombaia e della Dipendenza, si rivengono alcuni fruttiferi e piante ornamentali che occupano le aree di pertinenza dei fabbricati.
Il progetto ha inteso dare all’intero complesso un nuovo assetto in relazione alla destinazione dell’immobile a Scuola Internazionale di teatro che potesse essere compatibile anche ad una maggiore fruizione del parco ad uso pubblico.
Un’area più limitata, su di una terrazza piuttosto circoscritta, è stata configurata come spazio attrezzato per rappresentazioni sperimentali; al già citato recinto con pedana per manifestazioni musicali, si aggiunge, infine, nel punto più elevato del parco, un terrazzo belvedere, delimitato da grillage e pergolato, destinato alle prove di mimo.
Tali aree attrezzate all’aperto offriranno on solo gli spazi indispensabili per le esercitazioni degli allievi, ma anche eventuali momenti di interscambio e di conoscenza con il pubblico. Esse vengono connesse da vialetti in piano o a cordonata, che collegano i vari punti del complesso, sfruttando la naturale configurazione del sito e l’attuale presenza di muretti di contenimento a secco. I suddetti sentieri, opportunamente attrezzati ed illuminati, saranno accompagnati da alberature di essenze analoghe a quelle già presenti nella zona e tipiche
della macchia mediterranea.
L’accesso principale, vigilato da un apposito punto di controllo, sarà aperto anche ai veicoli che, percorso il viale principale, potranno sostare nel piccolo parcheggio destinato alle auto di servizio.
Villa La Colombaia
Il progetto risponde alla volontà dell’Amministrazione locale di attivare una serie di intevernti finalizzati alla valorizzazione dell’intero territorio comunale, che esaltino “le attitudini e le tradizioni ambientali, storiche ed architettoniche ad esso proprie”, recependo al tempo stesso opportunità che contribuiscono ad elevare il livello dell’offerta dei servizi e delle attività turistico-culturali di Forio d’Ischia.
In tale ambito si inserisce il progetto inerente la Villa “La Colombaia” ed annesso parco, un tempo resideza estiva di Luchino Visconti, per costituirla a sede di una Scuola Internazionale di Teatro dedicata al perfezionamento nelle tecniche di palcoscenico e di espressione, e mirata allo studio ed al potenziamento dei rapporti fra linguaggio teatrale e cinematografico, nel pieno rispetto delle previsioni dello strumento urbanistico e dei valori naturalistico-ambientali del sito.
La zona oggetto dell’intervento ricade nell’ambito delle località Zaro e San Montano nel Comune di Forio d’Ischia, ambito di particolare pregio naturalistico-ambientale che, unitamente al promontorio della Guardiola, si segnala all’interno non solo del territorio comunale ma dell’intera isola, per aver conservato, pressocchè integre, le proprie caratteristiche originarie nei confronti degli aspetti vegetazionali nei confronti di un paesaggio profondamente antropizzato. La zona ha giacitura collinare ed andamento alquanto scosceso e comprende, all’interno delle vaste aree a verde, una serie di immobili, tra i quali i principali sono: la villa con l’adiacente casa custode e la foresteria, oltre ad un deposito, la cisterna ed una pedana costruita. La villa, fulcro dell’intero complesso si sviluppa su tre piani, e presenta ampi terrazzi e loggiati aperti verso l’esterno.
Il progetto ha inteso dare all’intero complesso un nuovo assetto in relazione alla destinazione dell’immobile a Scuola Internazionale di teatro che potesse essere compatibile anche ad una maggiore fruizione del parco ad uso pubblico.
Castello di Arechi
Il restauro, consolidamento e recupero funzionale del Castello di Arechi, risalente all’epoca longobarda, rappresenta una vera e propria emergenza urbana.
Oltre agli interventi sul Castello, sia nel nucleo originario della Turris Maior che nell’ala di ampliamento moderno, il progetto si è esteso a due tratti di cortina muraria ancora pressocchè integri che dalla rocca, sulla sommità del mons Bonadies, scendono verso l’abitato e al recupero dei percorsi storici, quali l’antica pedamentina, che si snoda sul fianco della collina tra i recinti degli orti inframurari degli insediamenti conventuali; estensione proposta anche nell’ottica di rivitalizzare i rapporti tra il castello e la città, o, almeno il quartiere urbano del Plaium montis, sorto all’ombra della rocca e caratterizzato dalla presenza di grandi contenitori di origine religiosa, oggi in gran parte defunzionalizzati.
Parcheggi, Stazione Circumvesuviana ed Autoparco Portici
L’incarico della progettazione esecutiva ha interessato in centro del Comune di Portici. L’obiettivo è stato quello di realizzare un nodo di interscambio gomma – ferro per ridurre la pressione del traffico proveniente dalla periferica orientale della provincia di Napoli ed in particolare dai comuni vesuviani.
E’ stata disegnata un’area adibita a parcheggio in Via Moro, Via Libertà ed in Via Salute. Per quanto riguarda la stazione passeggeri della Circumvesuviana la soluzione è consistita nella progettazione della copertura della trincea ferroviaria realizzando così un parcheggio multipiano per circa 400 autovetture il cui 30% per sosta stanziale. Il tutto in conformità a quanto stabilito dal piano territoriale e dei parcheggi vigente.
Tra le nuove attrezzature infine l’autoparco impegna una superficie di circa 4.700 mq, ammettendo 30 posti per automezzi pesanti e 30 per autovetture. Ad esso nel progetto si aggiungeva un edificio a 5 piani da adibire ad uffici e servizi, depositi e l’alloggio custode, tutti dotati di adeguata impiantistica.
Scoglio del Faro, Ischia
La piazza costituisce il punto di partenza del Corso Angelo Rizzoli. La piazza belvedere si trova aperta sul mare e sulla vista del caratteristico isolotto del Fungoè prospiciente il promontorio di Monte Vico.
Il problema progettuale si poneva nei termini non solo di liberare gli scogli intesi quali bellezze naturali, ma di conferire nuovo significato simbolico al sito. L’intervento ha previsto l’ ideazione e la realizzazione della fontana “nodo” ed del pannello marmoreo che fa da “quinta” scenica e connette i due scogli principali; inoltre è stato ridisegnato lo spazio dell’intera piazza belvedere.
Alla pietra è stata unita una nuova cortina (marmorea e lapidea) che connette fisicamente i due scogli, ricomponendoli all’interno di un’immagine unitaria. A tale cortina è demandato il compito di affermare l’identità del luogo, anzitutto enunciandone l’antico nome Pithecusa, cioè il luogo delle giare, teche primitive di quell’acqua che si è inteso far sgorgare da un fondale dai medesimi toni rossicci della celebre argilla locale e raccogliersi in una vasca semicircolare tra gli scogli. La cortina diviene allora fontana, celebrando quel rapporto con le acque alle quali Lacco deve la sua fortuna e il suo sviluppo.
Particolare cura è stata posta all’aspetto notturno dell’insieme. Speciali fari sono stati allocati sia in acqua che nella roccia.
Certosa di San Martino
Riepilogo
Il tragico evento sismico del 23 novembre 1980 che suscitò sgomento e paure, sconvolgendo l’Italia meridionale inferse a Napoli, in particolare, un ulteriore drammatico colpo. La già grave situazione economica e sociale della Città evidenziò ancor più quelle opposte realtà esistenziali che travagliano tutte le metropoli e che Napoli soffre più di ogni altra: le contrapposizioni tra sottosviluppo e poli avanzati di ricerca scientifica e di cultura; le esasperazioni più impensabili tra limiti di sopravvivenza e gioia di vivere.
Arduo, quindi, il compito dei Rotariani impegnati nella complessa opera di programmazione degli aiuti in ben due Regioni d’Italia colpite dal terremoto: Campania e Basilicata. Ancor più complessa la scelta degli interventi per Napoli per le motivazioni anticipate. Apparve pertanto, indispensabile, prima di prendere iniziative, costituire un Comitato di Esperti formato da alte cariche dello Stato ed insigni figure della cultura nazionale, perché orientassero la Commissione Distrettuale per le iniziative proterremoto del Rotary con interventi che avessero, oltre al carattere di evidente necessità ed utilità, allo stesso tempo il carattere di un “segno” di presenza attiva per Napoli dei Rotariani del mondo. Così, il Comitato, composto dall’Ing. Paolo Martuscelli, Provveditore alle Opere Pubbliche per la Campania, dal Prof. Nicola Spinosa, Soprintendente ai Beni Artistici e Storici di Napoli, dal Prof. Roberto Di Stefano, Direttore della Scuola di perfezionamento in Restauro dell’Università di Napoli e Presidente dell’International Council on Monuments and Sites, consigliava di accogliere istanze della cultura, non solo napoletana, che segnalavano la gravissima situazione di degrado della Certosa di S. Martino per la quale, a seguito del terremoto, si rischiava di subire la perdita di testimonianze eccezionali della architettura, pittura e scultura napoletane realizzate tra il 1400 ed il 1700. La Commissione Distrettuale per gli interventi, nell’accogliere la proposta sollecitata di restauro ed allestimento di tre ampie sezioni museali della Certosa di S. Martino, ha consentito che opere di insigni artisti come il Bernini, il Fanzago, il Ribera, il Vaccaro ed altri potessero tornare al patrimonio della cultura mondiale. La scelta operata ha saggiamente qualificato l’intervento del Rotary per Napoli attribuendo ad esso, fra l’altro, un ruolo di “iniziativa pilota” e di sensibilizzazione verso l’antico Complesso certosino che -proprio grazie al Rotary -è stato di recente inserito in iniziative europee di recupero monumentale delle maggiori fabbriche di valore storico-artistico.
La certosa di S. Martino (1325) domina paesaggisticamente il golfo di Napoli appena sovrastata dai bastioni del coevo confinante castel S. Elmo (1329). Entrambe le costruzioni furono volute dagli Angioini: il monastero da Carlo d’Angiò e la fortezza dal padre Roberto. All’edificazione del sito vi lavorarono gli architetti Francesco De Vito e Tino di Camaino mentre l’edificazione della Certosa fu continuata da Antonio Primario (1336). Ultimata da Balduccio de Bacza (1346) consentì l’ingresso dei primi certosini sotto il regno di Giovanna I nel 1368.
L’intensa vita del Castello tra battaglie, assedi, incendi, guerre ed epidemie non sembra sconvolgere la vita operosa della Certosa. Ivi le massime figure dell’ architettura, dell’ arte pittorica e della scultura si avvicendano nei secoli col costante arricchimento di opere d’arte del complesso religioso. Garbati e rigorosi ampliamenti strutturali e trasformazioni, a volte radicali, della struttura architettonica, non violente e rispettose dell’impianto iniziale, consacrano, nel tempo, esempi d’arte che fanno, di alcune sezioni del monumento, l’ espressione più significativa del barocco seicentesco napoletano. Il Rotary ha, così, inteso dare, con questa iniziativa, fiducia e nuove motivazioni ai napoletani colpiti dal terremoto, offrendo loro uno straordinario fattivo e concreto apporto al recupero ed alla rivitalizzazione di tre sezioni museali complete della Certosa. Tali sezioni, prima dell’intervento, totalmente chiuse al pubblico e prive di qualsiasi elemento di supporto espositivo sono: i sotterranei Gotici che si sviluppano dall’ atrio del chiostro dei Procuratori al belvedere; le sale del Quarto del Priore; il giardino del Priore. Per la riuscita della complessa opera di recupero il Rotary ha provveduto a riunire attorno al Comitato i massimi esperti, non solo del consolidamento e del restauro del monumenti, della pietra, dei marmi, delle pitture ma anche gli specialisti degli allestimenti, degli impianti; i competenti delle tecniche più avanzate di anastilosi, necessarie per il recupero degli enormi portali del 1300 in pietra lavica del Vesuvio, mai esposti prima, proprio per le difficoltà di restauro ed esposizione che gli stessi ponevano. Tutto questo nel rispetto delle metodologie più rigorose ben osservate dagli studiosi che hanno consentito il realizzarsi dell’ambizioso programma.